Traduzione legale in azienda |
Mentre all’inizio comportava
l’interesse unicamente delle grandi aziende e delle istituzioni internazionali,
la traduzione legale ha progressivamente fatto il suo ingresso nella funzione
corrente di un gran numero di attori economici. Con l’internazionalizzazione
delle relazioni economiche, gli scambi di beni e servizi e le collaborazioni
tra le imprese di nazionalità diverse si sono moltiplicati, producendo la
richiesta di numerosi traduzioni di documenti giuridici: contratti,
regolamenti, ecc.. Sebbene la tentazione di far realizzare tali tipologie di
traduzioni da collaboratori interni all’azienda con buone conoscenze
linguistiche sia assai diffusa, non bisogna trascurare il fatto che la traduzione
giuridica è una disciplina altamente complessa che comporta una vera e seria specializzazione.
Quali sono le specificità? E
come scegliere il giusto traduttore legale?
La
caratteristica della traduzione giuridica
Contrariamente a numerosi
settori della traduzione, quello che riguarda i testi giuridici non ha relazione
con elementi obiettivi esistenti nella realtà, ma unicamente a convenzioni
culturali. Tutti i testi giuridici, che derivino da instituzioni
internazionali, nazionali, o da attori economici si appoggiano sempre, in maniera
cosciente o incosciente, su quello che la ricercatrice Isabelle de
Lamberterie chiama l’’antecedente alla
traduzione’ : ossia quegli schemi mentali e culturali che rendono
estremamente complessa loro trasposizione nelle altre lingue.
I
punti di difficoltà possibili :
-
Confusione possibile tra il senso ordinario
ed il senso tecnico di uno stesso termine ;
-
Significati multipli nel medesimo vocabolo
giuridico della lingua di origine ;
-
Diversità delle culture giuridiche per una
medesima lingua, quando quest’ultima è parlata in diversi paesi, come per l’inglese,
il francese o anche il tedesco.
La difficoltà risiede dunque
nel conoscere il sistema giuridico nelle lingue di partenza e di arrivo,
affinché i significati del testo di origine e della traduzione siano gli
stessi. In effetti, l’unità di base su cui si effettua il lavoro è il testo
nella sua globalità e non l’insieme delle parole che bisognerebbe tradurre
letteralmente con il rischio di tradire il senso generale. Il testo di arrivo
deve dunque essere equivalente e non
identico al testo di partenza ; anche se cio’ implica modifiche nella lunghezza
o in un certo numero di termini, che potranno essere spiegati unicamente tramite dei termini designanti la
medesima cosa o tramite delle parifrasi.
Il professore Alain
Lavaisseur cita come esempio la nozione di ‘quasi contratto’’, presente nel
diritto civile francese, ma che non puo’ essere tradotta letteralmente. Una diffusa
tendenza presente nella traduzione giuridica consiglia tra l’altro di importare
tale quale il termine troppo complesso affinché ci si possa riferire d’emblée
al contesto giuridico nel quale si iscrive.
La traduzione giuridica deve
dunque sapere decifrare l’insieme delle implicazioni contenute nel testo di
origine e ricodificarle affinché queste implicazioni appaiano nel testo
prodotto. Fare il contrario significherebbe sperare di comprendere le
conseguenze di un testo di legge senza riferirsi all’insieme degli altri testi ai quali il
testo è legato e che gli forniscono peso e significato. Per questa ragione è
fortemente consigliato di ricorrere a traduttori specializzati nel settore
giuridico. L’abilità del traduttore consiste nel mantenere una completa
obiettività nel proprio lavoro. Tale attitudine evita l’introduzione di interpretazioni
del testo originale. Se nel testo di origine sussistono delle ambiguità o se
una disposizione risulta incompatibile con il diritto del testo di arrivo, cio’
puo’ essere unicamente fortuito.
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