Con grande impertinenza e coraggio il poliglotta Gérard Araud, ambasciatore francese all’Onu, ha affermato“Non parlo inglese”. Questa è stata certo una provocazione per ricordare che le lingue ufficiali sono sei e ribadire una difesa della lingua nazionale che, non solo in campo diplomatico, perde sempre più terreno rispetto all’inglese, lingua omni-potente e omni-presente.
Sulla questione della lingua si è mosso anche l’ex premier J. P. Raffarin e del problema, la Francia ne discute anche in seno all’UE.
Contro questa logica dell’egemonia linguistica anglosassone, la Francia investe denaro ed energie.
Ed è in questa logica che il Paese sta vivendo in modo schizofrenico la riflessione collettiva sull’identità nazionale, lanciata da Sarkozy per ragioni politiche pre-elettorali (eravamo alla vigilia delle regionali 2010 che ha sonoramente perso) e diluita in un contorto e contraddittorio dibattito che inizia dalla laicità (quest’anno ricordo che mia figlia ha dovuto studiare i cinque pilastri del Corano e la storia dell’Islam nel corso di storia in CM1 – la quarta elementare italiana) alla storia della patria e finisce per arroccarsi sulla lingua.
Un Paese per tradizione non dimentica che la diplomazia d’Europa duecento anni fa si esprimeva in francese. Eppure, è stato il francese Jacques Chirac a intuire che per far comprendere il ruolo e la posizione della Francia nel mondo fosse necessario comunicare in inglese, lingua peraltro parlata poco e male dalla classe politica (Sarkozy stesso non è in grado di parlarla) e della maggior parte dei francesi stessi (sono rimasta scioccata quando ho sentito pronunciare il termini e concetto tipicamente inglese discount come ‘discunt’!).
E’ stato proprio lui ha volere France 24, un canale internazionale di notizie bilingue, che apprezzo molto rispetto agli altri pseudo canali d’informazione come BFM e I-tele.
Fonte: Massimo Nava
Nessun commento:
Posta un commento